PAROLE NELL’ARTE. LILIANA CAVANI E IL CINEMA

A cura di: Elisabetta Bagli


Per tre giorni, dal 22 al 24 ottobre, a Madrid si è svolto il “I Congresso Internazionale; l’Italiano parole in arte” presso la Facoltà di Filologia dell’Università Complutense di Madrid. L’affascinante viaggio musicale della lingua italiana in Spagna e nel mondo, è stato il motivo dominante della prima giornata d’inaugurazione di questo congresso nel quale è stata messa in risalto la potenza espressiva del nostro idioma tra poesia, letteratura, teatro e canto lirico. L’evento è stato coordinato e ideato dal Prof. Gianfranco Chicca. Per valorizzare nell’insegnamento accademico universitario la ricchezza musicale della lingua italiana, sono intervenuti la regista Liliana Cavani, la cantante lirica Chiara Taigi, l’attore e scrittore Fabio Bussotti, il poeta Pasqualino Bongiovanni, il Coro da Camera di Madrid e i docenti del dipartimento di italiano della UCM.

Per l’occasione Proverso ha intervistato la regista Liliana Cavani. Studiò letteratura e si diplomò al Centro Sperimentale di Cinematografia. I suoi film più emblematici sono “Il portiere di notte” e “Al di là del bene e del Male sulla vita di Nietzsche”.

Ha realizzato anche lavori sulla vita di San Francesco: la miniserie Francesco d’Assisi (1966) e il film “Francesco” (1989) con Mickey Rourke.

Si è dedicata anche alla direzione di opere, tra le quali “La Traviata” di Verdi, diretta da Riccardo Muti a La Scala Di Milano, la “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e “Manon Lescaut” di Puccini.

Numerosi i riconoscimenti nazionali e internazionali alla sua attività artistica.

R.P: Come vede la figura della donna nel cinema

L.C.: Le donne nel cinema sono state usate come delle dive. Adesso diciamo che le dive sono piu coscienti di un loro ruolo sociale, perché diventano dei personaggi e quindi dovrebbero essere messeggere di novità nel vertente femminile (molte di loro lo sono a dire il vero) sul fatto che le donne sono di pari intelligenza, di pari curiosità, di pari necessità di sapere degli uomini visto che danno un contributo di ricerca scientifica perché la loro intelligenza non è da meno di quella degli uomini. E quindi è necessario sapere di avere tutti i diritti che hanno gli uomini. Tutti.

R.P: Quindi cosa vuol dire alle nuove generazioni di donne?

L.C.: Le nuove generazioni devono sapere che hanno gli stessi diritti degli uomini e lo devono pretendere, a scuola nel lavoro, etc… Per esempio, non vedo perché non debba esserci, in un tipo di lavoro che esclude la forza fisica, la parità di stipendi per le donne. Se non c’è vuol dire non avere la parità di diritti. Una donna può anche decidere di vivere per conto suo, da sola, come fanno tanti uomini, però per farlo deve avere uno stipendio adeguato. Gli uomini ce l’hanno e perché le donne no? Non si devono votare partiti che non mettano questi intenti nel programma. A tutt’oggi ancora nessun partito lo ha fatto, neanche in Italia.

R.P: Alle ragazze che vogliono iniziare a fare il suo mestiere che cosa dice?

L.C.: Ogni mestiere e ogni vita dipende dal proprio destino, perché a volte noi decidiamo il nostro destino anche incosciamente. Non esiste un catalogo per scegliere, ma ti ritrovo a fare certe cose cercando di fare quel che si ha piacere di fare, come ha sempre fatto la maggioranza degli uomini, ovvero cercare di raggiungere quel che più si vuole. Questo dico alle ragazze che vogliono fare il mio mestiere: pretendere di avere gli stessi diritti degli uomini anche per parità di ingegno.

Deja un comentario

Tu dirección de correo electrónico no será publicada. Los campos obligatorios están marcados con *