QUANTO È IMPORTANTE LA SCELTA DELLE PAROLE NELLA POESIA?
A cura di Marina Atzori
La scelta delle parole nella Poesia non è mai casuale. Si tratta di un processo di trasformazione, di composizione e di derivazione, di unʼespressione artistica traducibile in un mio personale assioma; vale a dire: “La parola è compagna fedele e infedele del poeta, poiché essa ha il compito di rivelare emozioni e intenzioni che altrimenti rimarrebbero nascoste in un angolo remoto dellʼanima”. La Poesia è anima che scrive, per lʼappunto, è la cura che allevia lʼeterno soffrire. La Poesia possiede suoni, colori e complessità emozionali incalcolabili, ma non per questo deve essere considerata una forma di scrittura lontana o unʼinfinitesima parte di storia che appartiene a qualcun altro. La Poesia lambisce il poeta durante momenti dʼispirazione a volte soavi e delicati, altre volte più riflessivi e spinosi. Esiste una “voce” tesa a comunicare una tonalità e unʼarmonia, come per la musica, che rende un poeta unico, diverso da un altro, perfettamente riconoscibile. Il lettore, sottraendosi al ruolo di semplice ascoltatore, può ritrovarsi nelle parole del poeta. Qualche giorno fa, rileggendo un vecchio testo scolastico di lingua italiana, sono rimasta colpita da unʼanalisi di pensiero sulla Poesia, che ho deciso di condividere con voi: «Tutte le parole di una lingua possono entrare nelle poesie; non esistono “parole poetiche” per la loro particolare natura». Entriamo nel cuore dell’argomento. Parole e Poesia vanno di pari passo. Sono entrambe legate da fattori concettuali, orientati da diversi aspetti sintattici (frasi brevi o lunghe, aggettivi, verbi, etc.) e dalla formulazione di proposizioni “che suonino e si leggano bene”. La Poesia è qualcosa di più intrinseco, è forma e sostanza messe insieme. Per arrivare al punto, occorre porsi una domanda: chi è il Poeta? Soffermiamoci sulla traduzione estensiva della parola “poeta”: Chi possiede particolari doti di gusto e sensibilità; chi tende a perseguire l’ideale: avere un animo, un cuore da poeta.
Il poeta compie una scelta stilistica e di vita, se si volesse andare oltre la nozione letteraria di poesia. Il poeta legge dentro la semplicità e la complessità della parola “derivata”, “alterata”, “composta”, esaltandone il nettare dei significati, le sfumature, le etimologie e approfondendone il sublime e la veste, tramutandola in poetica. Proviamo a pensare a quante poesie del passato e del presente siano state scritte per dare modo ai lettori di addentrarsi, attraverso le parafrasi, in un ordine di pensiero molte volte lontano anni luce dal loro. Quello del poeta è un mondo di substrati, di immagini, di allegorie, perciò la parola determina una scelta stilistica. È come se il poeta decentrasse l’universalità del linguaggio e la arricchisse di un valore aggiunto simbolico. Ciò accade quando nella poesia “entrano in scena” personalità e vissuto del singolo scrittore. Un esempio è “La capra” del poeta triestino Umberto Saba. Il testo di questa poesia rappresenta e permette, in parte, di arrivare al nocciolo della questione “sensibilità introspettiva”. Il titolo, sulle prime, potrebbe confondere. Invece, dopo unʼattenta lettura, ci si avvicina lentamente fino ad abbracciarne il senso. Nellʼanimale (la capra) è insita una sofferenza paragonabile a quella dellʼessere umano. Quell’uguale belato era fraterno / al mio dolore. In questo caso, Saba, “lʼuomo poeta”, interviene, rispecchiandosi, instaurando un dialogo, un rapporto simbiotico con lʼessere vivente e con se stesso. Gli aggettivi che si riferiscono alla capra (sola, legata, bagnata) designano e riconducono al concetto inequivocabile dellʼeternità di cui è pervaso il dolore.
La capra
Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
Da U. Saba, Il canzoniere, Einaudi, Torino
poeta controcorrente (così era definito Umberto Saba) estraeva l’essenza cercata e ricercata della parola, e le sue scelte linguistiche ricadevano nella semplicità espressiva. Altri poeti invece utilizzano figure retoriche (contribuiscono ad ampliare,a impreziosire la realtà descritta), ritmo (accenti, pause, ripetizioni), metrica, e contesti multi prospettici (empirici e culturali) del periodo in cui vivono o sono vissuti, per dare profondità ai propri componimenti poetici. La Poesia è frutto sì di una selezione del linguaggio, ma anche e soprattutto di una personale visione del mondo e della vita che prende forma grazie alla parola e al contrasto dei sentimenti del poeta.